venerdì 11 dicembre 2009

Pollini da Fazio

"Maestro, secondo lei perchè c'è tanto pubblico che frequenta mostre di arte contemporanea, che va a vedere ad esempio Pollock, e che al tempo stesso non si avvicina altrettanto facilmente alla musica contemporanea?" dice (più o meno) Fabio Fazio rivolgendosi a Maurizio Pollini. Successivamente prova anche, provocatoriamente, a domandare che cos'è la musica contemporanea, o meglio qual'è la musica contemporanea, tra le infinite strade che la musica in generale ha percorso in quest'ultimo secolo.

Pollini cerca con difficoltà di organizzare una risposta, e da quello che esce fuori si capisce che è uno che certamente ha imparato molto bene ad esprimersi con la musica ma non altrettanto bene con il linguaggio verbale. Però anche quel poco che dice ha degli aspetti interessanti.

Intanto per Pollini la musica contemporanea è quella che vien fuori dalla lunga tradizione musicale occidentale, ed è curioso che questo debba essere sottolineato. Fazio, forse involontariamente, per fare il parallelo con la pittura cita Pollock, cioè un autore che certamente si colloca nello sviluppo della lunghissima storia delle arti figurative in occidente, e non credo ci possano essere equivoci quando si parla di pittura contemporanea. Ma non ce ne sono neanche quando si parla di architettura contemporanea o di letteratura contemporanea. I grandi della letteratura contemporanea sono spesso elencati addirittura tra i premi Nobel. Non ci si può sbagliare.

Per la musica contemporanea invece la situazione appare più incerta tanto da suscitare dubbi addirittura su che cosa sia. La sua caratteristica più evidente è che non ha pubblico, ed è ciò che infatti voleva sottolineare Fazio nella sua prima domanda. Nella seconda invece abbozzava l'ipotesi che non ha pubblico in quanto quella non è la vera musica contemporanea, cioè la musica del nostro tempo.

Pollini nel proseguire la sua risposta tira fuori un problema che è quello di sempre, cioè l'abitudine all'ascolto, che in definitiva è l'educazione musicale e quindi la cultura musicale. E qui ci infila però un'osservazione molto semplice ma non proprio così peregrina che alla fine lascia intendere che la mancanza di cultura è molto più ampia di quanto non si creda e che non è certo un problema esclusivo della musica. Lui dice: nella pittura posso dedicare ad un certo quadro il tempo che voglio, posso vedere un'intera galleria stando non più di 30 secondi davanti a ciascuna opera. La musica invece ha per sua natura una fruizione più difficile, certamente più impegnativa, obbligata nei tempi e nelle modalità.

Secondo me con questa risposta (ben poco articolata e argomentata) Maurizio Pollini vuole intendere che:
1. buona parte del pubblico che frequenta musei e gallerie ha di fatto una fruizione superficiale dell'arte, che può essere anche del tutto occasionale;
2. buona parte della produzione musicale non permette tanto facilmente una fruizione disinvolta e occasionale, tra queste c'è quella che Pollini intende per musica contemporanea (ma sicuramente non c'è solo quella);
3. la fruizione occasionale della musica porta inesorabilmente verso forme musicali più immediate ma molto spesso (anche se non sempre) ben più scadenti, contribuendo a costruire una cultura musicale media di basso livello (ampiamente sfruttata dall'industria discografica).

Se questo era quello che voleva dire Pollini sono abbastanza daccordo. Non sono sicuro che queste siano le sole motivazioni che hanno allontanato il grosso pubblico dalla musica contemporanea.

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