domenica 20 settembre 2009

I limiti della crescita

Ho letto ultimamente un articolo comparso su Le Scienze sulla questione dei limiti della crescita, ovvero sul rapporto tra crescita demografica e consumo delle risorse, in particolare il petrolio. E' un problema che secondo gli autori di questo articolo (Charles A.S. Hall e John W. Day, Jr.) è stato già ben individuato negli anni sessanta ma sottovalutato per molto tempo, e che sta riemergendo in questi ultimi anni in cui sembra che la produzione di molte materie prime e in particolare del petrolio, fondamentale per l'apporto energetico, avrebbe già raggiunto il massimo e inizierebbe a declinare.

La vera questione riguardo al petrolio non è quanto ne rimanga da estrarre, ma quanto sia estraibile con un significativo vantaggio energetico. E' evidente infatti che ciò che conta è il costo da sostenere per sfruttare una risorsa; uno degli obiettivi è ricavare molto di più di quanto si è investito. Lo studio degli autori mostra che questo rapporto si sta progressivamente abbassando. Ciò significa che si dovranno impiegare quantità sempre maggiori di energia per ricavare l'energia necessaria al normale funzionamento dell'economia.

La conseguenza più pericolosa della progressiva mancanza di disponibilità di greggio a buon mercato viene individuata dagli autori nella produzione alimentare che ad oggi, essendo altamente tecnologizzata, necessita di enormi quantità di energia ("ci vogliono dieci calorie di petrolio per produrre una caloria del cibo che mangiamo", "circa il 19% dell'energia usata negli Stati Uniti finisce nel sistema alimentare").

L'articolo lamenta anche una sottovalutazione dei problemi connessi con la crescita della popolazione in relazione alla intrinseca limitazione delle risorse: "l'idea di un collasso di una parte consistente della civiltà è tanto estranea alla mentalità dei nostri leader che siamo quasi del tutto impreparati".

Infine l'articolo non vede soluzioni a breve termine tramite il ricorso alla tecnologia, all'economia di mercato o alle fonti di energia alternative. Fa invece un discorso più ampio, e forse più radicale, indicando la strada del dibattito, portandolo anche a livello universitario, che (mi sembra di capire) coinvolge anche la possibilità di rivedere interamente il nostro modello di crescita e forse il nostro modello di società sviluppata ("Se vogliamo risolvere questi problemi ... è necessario riportarli al centro della formazione universitaria ... Sarà poi necessario insegnare l'economia non solo da una prospettiva sociale, ma anche biofisica. Solo allora avremo qualche possibilità di capire e risolvere questi problemi.").

Questa lettura mi ha fatto ripensare a Maurizio Pallante e alla sua tesi sulla decrescita, che mi ripropongo di descrivere in un prossimo post.

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