sabato 23 maggio 2009

Le attività dilettantistiche

Da qualche parte ho letto una frase che mi sono subito appuntato: "Un paio di generazioni fa, prima della televisione, molte famiglie si intrattenevano cantando e suonando. Oggi si dà grande importanza alla tecnica e alla abilità, e al fatto che un musicista sia 'bravo abbastanza' da suonare per gli altri. Nella nostra cultura fare musica è diventata una specie di attività riservata, e il resto di noi ascolta."

E' una frase che mi ha colpito perchè ho sempre pensato che viviamo attualmente in una società dove la pratica musicale non professionale è scarsamente diffusa, dove lo studio della musica non ha mai fatto parte di nessun percorso scolastico che non fosse specializzato (vedi i conservatori). Il risultato è che al di là di una ristretta fascia di specialisti la cultura musicale media è piuttosto bassa e anche il semplice ascolto della musica risulta fortemente condizionato dall'industria discografica e quindi in balìa di meccanismi di puro consumo.

Sebbene il discorso della musica mi appaia particolare forse queste osservazioni possono essere trasposte a quasi tutte le attività culturali. L'approccio non professionale, dilettantistico, a gran parte dei settori della cultura (arte, letteratura, teatro, scienze) è raro da incontrare e forse soffre pure di una bassa considerazione.

Dovremmo praticare di più le attività culturali, sotto forma di hobby, di passatempo, di impegno intellettuale al di fuori del lavoro e alternativo ad esso. E invece tendiamo sempre più spesso a demandare queste attività a degli specialisti, a dei professionisti che lo fanno per lavoro, e noi ci limitiamo a fare da spettatori passivi, davanti alla televisione, a teatro, al cinema, ai concerti, davanti ad un libro o ai quadri di una mostra.....

.... e già sarebbe tanto. La verità è che facciamo sempre più raramente anche gli spettatori. L'unica cosa che continuiamo a fare regolarmente è quello di riunirci a tavola e parlare/mangiare.

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