domenica 26 ottobre 2008

Il crocifisso negli uffici pubblici

Ricordo che alcuni anni fa campeggiò per almeno una settimana su tutti i giornali e i telegiornali una discussione piuttosto accesa sulla legittimità della presenza del simbolo cristiano per eccellenza, il crocifisso, in tutti gli uffici pubblici dello Stato. La polemica aveva preso le mosse da una denuncia di un genitore di fede islamica che riteneva discriminatorio per il proprio figlio la presenza in classe del crocifisso cattolico.

Questa discussione mi colpì per due aspetti:

1. Il livello della polemica mi sembrava veramente eccessivo rispetto al problema; tutto sommato non riesco ad appassionarmi così tanto alla questione di tirar giù o meno un simbolo religioso (presente da sempre) dalle aule delle nostre scuole statali. Sentire tutte quelle dichiarazioni scandalizzate da parte di esponenti della Chiesa Cattolica ma ancor più da parte di molti politici, e vederle amplificate da stampa e televisione per così tanto tempo, mi aveva veramente scocciato.

2. Se si analizza in sè il problema non si può che arrivare ad una semplice conclusione: è ovvio che uno Stato Laico non dovrebbe mai esporre alcun simbolo religioso in nessun ufficio pubblico, in nessuna occasione ufficiale; qualunque cosa che rappresenti lo Stato non può far uso di simboli religiosi. Di sicuro è altrettanto ovvio che qualunque privato cittadino, in qualunque occasione anche pubblica, può esporre a titolo personale (o in associazione con altri) tutti i simboli religiosi che ritiene opportuni.

Mi ricordo di aver pensato che in quella settimana mi sarebbe piaciuto staccare tutti i crocifissi delle scuole italiane, darli in testa a quei preti e soprattutto a quei politici opportunisti che si sbracciavano in dichiarazioni sceme, e poi rimetterli tutti tranquillamente al loro posto.

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