All'inizio dell'anno scolastico il ministro dell’Istruzione e del merito Giuseppe Valditara ha diffuso una circolare per vietare l’uso dei cellulari anche nelle scuole superiori. Il divieto sarà valido durante tutto l’orario scolastico, anche per scopi didattici. Sarà ammesso solo nelle ore di tecnologia. Valditara ha citato studi dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) che evidenziano gli effetti negativi dell’utilizzo dello smartphone sul rendimento scolastico. Anche altri paesi europei hanno preso provvedimenti analoghi.
Un paio di settimane fa Francesco Costa, il direttore de "Il Post", un giornalista che stimo e che seguo, nel suo podcast settimanale ("Wilson") racconta questa circolare come una buona notizia. Io non sono d'accordo, per una serie di ragioni. Quindi, dopo averci pensato un po' decido di scrivergli. Purtroppo so che non risponderà ("leggo tutte le vostre tantissime e-mail e vi ringrazio, ma mi scuso perché non ho il tempo per rispondere").
Riporto in questo post l'e-mail che gli ho inviato in cui esprimo i miei dubbi in merito all'argomento.
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Ciao Francesco,
ti scrivo in merito alla "buona notizia" del tuo Wilson del 4 settembre, "A spasso con Putin" (la buona notizia era quella della nuova regola scolastica che non consente l'ingresso in aula dello smartphone).
Premetto che non sono un insegnante ma semplicemente una persona che considera la scuola un'istituzione fondamentale per un paese.
Riguardo a quella tua buona notizia mi sono sorti dubbi e pensieri che ti metto qui in fila:
1. La scuola dovrebbe affrontare i cambiamenti radicali di una società e non eluderli e rimanere sempre sé stessa. Se la società cambia radicalmente anche e soprattutto attraverso l'uso di tecnologie diffusissime, a me sembra che un compito della scuola sia quello di prenderle in considerazione e pensare di farle entrare a scuola in qualche modo piuttosto che bandirle. Non dico che sia facile, dico che bandirle dalla scuola è un'ipocrisia che potrebbe avere conseguenze molto negative per la società. Se gli smartphone fanno parte quotidiana della vita di ogni persona (di ogni ragazzo) dovrebbero in qualche modo far parte anche della scuola, non credi? Ha senso che i ragazzi entrino tutti i giorni in una scuola che fa finta che certi mezzi rivoluzionari non esistono?
2. Lo smartphone non è solo un giochetto che distrae i ragazzi, non è come portare a scuola il Risiko, lo smartphone è un potente strumento di accesso alla conoscenza. Il suo uso a scuola potrebbe ampliare la capacità di studio dei ragazzi piuttosto che giocare solo il ruolo di oggetto di distrazione, non credi?
3. Se un docente non intende autorizzare l'uso dello smartphone nelle sue ore di lezione può farlo, è libero nella sua didattica. Ma dovrebbe esserlo anche un docente che invece intende fare lezione (nelle sue ore, scelte opportunamente) anche prevedendo l'uso disciplinato dello smartphone. E' un'importante questione di libertà di insegnamento che andrebbe garantita, non credi?
4. Mi pare assurdo pensare che lo smartphone debba entrare solo nelle aule dove si insegna tecnologia. Dov'è che si insegna tecnologia? E che cosa si vuole insegnare veramente? Lo smartphone è uno degli strumenti informatici più complessi che esistano, dentro ci sono almeno cinquant'anni di storia dell'informatica, letteralmente. Cosa si vuole insegnare veramente a dei quindicenni mettendogli in mano uno smartphone? A scaricare App e cliccare sulle icone? Come è già successo con altri dispositivi? Io penso che il valore dello smartphone non si esaurisca nell'oggetto tecnologico in sé, ma vada molto oltre. Il suo valore culturale è molto più ampio e trasversale. Se si pensa di usarlo si dovrebbe poterlo fare durante un sacco di altre materie, non solo quelle tecnologiche.
5. Sappiamo tutti come funzionano gli algoritmi di raccomandazione. Entro poco tempo di utilizzo chiunque di noi rischia di entrare in una bolla molto più chiusa di quanto non sembri e si preclude tantissime possibilità di conoscenza e di comunicazione. Questo rischio lo corrono in massima parte proprio i ragazzi, che cominciano ad utilizzare lo smartphone in una fascia d'età in cui si cercano prevalentemente stupidaggini, distrazioni di ogni tipo (è facile e naturale farlo per chiunque, figuriamoci a quell'età). Il mio dubbio è che ci si rimane incastrati dentro per chissà quanto tempo se nessun adulto (magari proprio un educatore della scuola) non te lo fanno usare con stimoli diversi. Lo smartphone si esclude dalla scuola reputandolo solo un elemento di distrazione, ma rientra con più forza nel resto della giornata, quando il ragazzo torna nel "mondo vero" (la paura è che abbia esattamente questa sensazione). Ma proprio questo è il meccanismo che sul lungo periodo lo fa diventare schiavo di un dispositivo così potente nel bene e nel male, schiavo della sua bolla alimentata dai bias-cognitivi su cui nessuno lo ha mai fatto riflettere.
6. Siamo sicuri che i sondaggi che ci cominciano a dire che i ragazzi [privati dello smartphone] sono mediamente più concentrati a scuola ci dicano tutto quello che serve? E' importante misurare solo questo risultato senza collegarlo con tutto il resto (vedi punti precedenti)?
7. I ragazzi che potranno contare in una famiglia che li aiuta a gestire correttamente lo smartphone (famiglie benestanti e istruite) cresceranno consapevoli. E gli altri?
Scusa la lunghezza del messaggio.
Un caro saluto.
Rodolfo.
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