E' una strana domanda ma ad un certo punto, riflettendo sul processo di conoscenza scientifica, me la sono fatta.
In realtà la vera domanda è: che differenza c'è tra la creatività scientifica e la creatività artistica?
Cercando di commentare una slide di una presentazione divulgativa che aveva come obiettivo quello di definire il metodo scientifico, ed essendo la slide a mio giudizio troppo complicata, ho cercato un po' a modo mio di farne una sintesi. L'idea era quella di individuare gli elementi che giocano un ruolo importante nel processo di costruzione della conoscenza scientifica. Dimenticando la slide mi è venuto in mente che questo processo poteva essere caratterizzato da tre momenti.
Il primo di questi è l'osservazione dei fenomeni. Mi premeva sottolineare però che nel caso della scienza l'osservazione non è quella che si può pensare comunemente: vedo un sasso che cade, vedo un pendolo che oscilla, vedo la luna nel cielo. Dette semplicemente così queste osservazioni si possono definire di tipo "turistico", nel migliore dei casi di tipo "poetico" ("Che fai tu, luna, in ciel? Dimmi, che fai, silenziosa luna? [Leopardi]). Se per osservare la luna in cielo mi dovessi servire di un telescopio, cioè di un oggetto normalmente utilizzato per osservazioni scientifiche, la cosa non cambierebbe affatto. L'osservazione è scientifica quando è quantitativa, ovvero quando misura gli aspetti del fenomeno. Per capirci, se vedo un sasso cadere questa diventa un'osservazione scientifica quando mi domando a che velocità cade, se questa è costante oppure no, se dipende dall'oggetto che cade e da qualche sua caratteristica, se dipende dal luogo in cui mi trovo, ecc. E a fronte di queste domande faccio misure per provare a dare delle risposte. Stesso dicasi per il pendolo e per la luna.
Il secondo momento che costruisce la conoscenza scientifica è l'uso dell'immaginazione. Devo formulare un modello, una legge, che descrivano in modo coerente un'intera classe di fenomeni, che cioè la riducano a pochi principi generali comuni. E' ovvio che questo è il cuore del processo, ma mi pare altrettanto ovvio che sia il risultato di un'attività di immaginazione, di un esercizio di invenzione. Forse questo è un punto non scontato in chi ha un'opinione pregiudiziale della scienza. Tipicamente si tende a classificare la scienza come una pratica deduttiva, un'attività di scoperta di cose che stanno lì ad aspettare lo scienziato, i più cattivi tendono a classificarla come un processo mentale meccanico, addirittura freddo. Soprattutto non creativo. La creatività caratterizza l'attività artistica, non quella scientifica.
Einstein diceva che nella scienza l'immaginazione è più importante della conoscenza, perché quest'ultima è necessariamente limitata, mentre la prima non lo è. La conoscenza è quello che sai già, l'immaginazione serve per ipotizzare quello che non sai. Gli scienziati sono ben consapevoli del ruolo fondamentale dell'immaginazione nella scienza. Se accettiamo questo però, la scienza diventa automaticamente un'attività creativa. Le leggi sono più inventate che scoperte, infatti la loro validità non è mai universale ma sempre circoscritta in un limitato insieme fenomenico. Per fare un esempio la famosa legge di gravitazione universale di Newton è in realtà "sbagliata" se allargo lo spettro dei fenomeni che dovrebbe spiegare e per cui è stata pensata, è per questo che viene superata (ma non contraddetta) dalla Relatività Generale.
Quindi la scienza è un'attività creativa, come l'arte. Come l'arte? Ecco il punto. E' indubbio che l'arte sia un'attività creativa, così come è altrettanto indubbio che l'arte non ha molto a che fare con la scienza. Quindi queste due creatività in che cosa differiscono?
Si capisce tutto molto facilmente passando al terzo momento (i momenti citati all'inizio erano tre, ne ho commentati solo due). Il terzo momento è la verifica. Una qualunque ipotesi prodotta dalla capacità immaginativa dello scienziato, cioè dalla sua creatività, deve passare il vaglio degli esperimenti, deve trovare la verifica quantitativa nei fenomeni che intende descrivere e prevedere. Altrimenti l'ipotesi non vale niente, e viene scartata. Per l'arte questo passaggio è inesistente, l'immaginazione artistica deve fare i conti solo con sé stessa. Per fare un esempio che colleghi queste due creatività, se un'ipotesi scientifica, anche molto affascinante, non passa la verifica sperimentale, non può far parte della scienza ma può sempre essere utilizzata per scrivere un romanzo di fantascienza. Come diceva Feynman "la scienza è immaginazione dentro una camicia di forza. La scienza è fatta non per immaginare cose che in realtà non esistono, come succede nell'arte, bensì proprio per comprendere quelle cose che esistono".
Non solo questo aspetto è l'elemento distintivo fondamentale tra arte e scienza, ma è anche ovviamente l'elemento che definisce in modo chiaro il cosiddetto metodo scientifico. Sempre citando Feynman: "Se non è in accordo con gli esperimenti, l’ipotesi è sbagliata. In questa semplice affermazione c’è la chiave della scienza. Non importa quanto sia bella la tua ipotesi, non importa quanto intelligente sia la persona che l’ha formulata o quale sia il suo nome. Se non è in accordo con gli esperimenti è sbagliata".