giovedì 27 febbraio 2025

Antropoforming

A noi in fondo (alla maggior parte di noi) non interessa osservare e capire il mondo, vogliamo più che altro guardare noi stessi e usare il mondo per quello che ci serve, e per far questo siamo anche disposti a completare il mondo che non ci soddisfa con le nostre invenzioni e le nostre narrazioni. Il mondo è troppo complesso per cercare di capirlo, meglio inventarselo quando serve.

Il fatto è che ci vogliamo troppo bene, comprensibilmente.


lunedì 24 febbraio 2025

Sulla fotografia, e su altro

Ho fatto una vacanza in Islanda con un "gruppo scolastico fotografico" (messo tra virgolette perché la fotografia è stata il pretesto della vacanza e non viceversa). Io non ero compreso nel gruppo scolastico ma ho avuto modo in alcuni momenti di riflettere sulla fotografia in generale, come strumento di espressione.

Quello che facevamo, e che solitamente fa chiunque quando sta in vacanza, può essere definita fotografia turistica. L'obiettivo è in genere documentativo, si tratta di "riportare a casa" i posti visitati per averne un ricordo o, dopo l'avvento dei social, esibire i propri viaggi a tutti i propri contatti.

La foto però non è mai un puro e semplice documento oggettivo, e tra l'altro come documento oggettivo è anche piuttosto debole in quanto rappresenta una minima parte dell'esperienza vissuta (anche se spesso può rievocarla in modo abbastanza soddisfacente). Questo è anche il motivo per cui sfogliando le foto di vacanze sui social tutto quello che vediamo ci comunica delle vacanze praticamente perfette, una realtà che sappiamo bene non esistere.

La potenza espressiva della fotografia consiste probabilmente nella sua capacità di creare una realtà, di evocare stati d'animo o trovare una sintesi di una situazione attraverso le limitazioni imposte da un'immagine statica, in linea con l'idea generale che l'espressione artistica abbia sempre bisogno di muoversi all'interno di precisi vincoli. In altre parole una fotografia è di per sé una realtà che ci comunica qualcosa, e in questo senso si sottrae almeno in parte alla realtà più estesa a cui attinge e di cui non rappresenta mai un semplice documento. 

Nondimeno il mezzo tecnico fotografico ha la capacità di "catturare" una scena reale, di documentare un evento. In questo senso la fotografia si lega ad una realtà più di una qualunque altra forma di sintesi di immagini, da quelle più tradizionali a quelle più recenti e tecnologicamente avanzate.

Quindi la fotografia mette insieme la documentazione della realtà e la creazione di una realtà, peraltro legandole sempre in modo indissolubile e non rendendo mai troppo chiaro il passaggio dall'una all'altra. Se si guarda una qualunque fotografia bisognerebbe sempre tenere presente la sua capacità intrinseca di far convivere queste due cose, anche indipendentemente dalla volontà del suo autore.

Mi rendo conto che questo vale in modo analogo anche per diversi altri mezzi espressivi, o forse per tutti i mezzi di comunicazione. Forse sto parlando più in generale del difficile rapporto tra la realtà e le rappresentazioni che ne facciamo, che non coincidono mai la realtà stessa.


venerdì 7 febbraio 2025

L'incomprensibile nell'economia

Lo studio della fisica mi ha abituato a considerare molto spesso sistemi che evolvono nel tempo. Queste evoluzioni possono essere caratterizzate in molti modi. Ad esempio dalla scelta delle variabili e dal loro numero, dalla loro intrattabilità matematica, dal loro comportamento su lunghi tempi che influenza la nostra capacità di fare previsioni, ecc.

In un libro ho letto che dal punto di vista delle previsioni si possono presentare diverse situazioni: le leggi di evoluzione esistono e si conoscono; le leggi di evoluzione esistono e non si conoscono; non sappiamo se le leggi di evoluzione esistono. Un esempio tipico del primo caso sono le leggi del moto dei pianeti. Per il secondo caso si possono citare i terremoti, fenomeni che evolvono secondo le leggi note della teoria dell’elasticità, ma per i quali non conosciamo i dati di partenza, cioè la composizione dei materiali all’interno della terra.

Nell'ultimo caso ricadono più o meno tutti i fenomeni che riguardano l'economia. Per le evoluzioni dei processi economici possiamo anche individuare dei principi generali, ma non sappiamo mai se sono sufficienti, se prendono in considerazione tutte le variabili importanti, e soprattutto se sono sempre validi in tutto l'intervallo di evoluzione considerato (sufficientemente grande da essere significativo).

Lo stesso libro elenca delle regole generali di buon senso che possano rendere accettabile una predizione sull'evoluzione di un sistema. Ce ne sono alcune abbastanza ovvie, sebbene necessarie. Ma in particolare la quarta mette un po' in crisi la predicibilità dei processi economici. Recita così: "In una predizione accettabile chi è a conoscenza della predizione non deve poter in alcun modo influenzare il verificarsi della stessa".

E' abbastanza intuitivo pensare che il problema delle previsioni degli andamenti economici e finanziari (previsioni che a quanto sembra non riescono mai) sta proprio nel fatto che i processi sono quasi sempre "non stazionari", cioè evolvono secondo "leggi" che cambiano nel corso del tempo (e il cambiamento di queste leggi dipende da fatti del tutto contingenti) ad opera di interventi ed influenze che violano proprio la quarta regola citata sopra.

In questo senso lo studio dell'evoluzione dei processi economici mi sembra una questione sostanzialmente intrattabile e questo incide in maniera determinante sulle nostre capacità previsionali.


domenica 2 febbraio 2025

Le coincidenze (i destini) di Rigopiano

Nel bellissimo podcast di Pablo Trincia sul disastro di Rigopiano (avvenuto otto anni fa) ci sono due temi che accompagnano quasi costantemente la narrazione: le omissioni e i ritardi colpevoli di una serie di personaggi di vari uffici pubblici che suscitano una certa comprensibile rabbia in chi ascolta, e le coincidenze attorno all'evento, che hanno determinato la vita o la morte degli ospiti della struttura alberghiera investita dalla valanga. Queste ultime, come sempre succede, lasciano una forte impressione nell'ascoltatore.

Un'ospite che si salva perché un attimo prima si è accomodata su una certa sedia piuttosto che su un'altra o piuttosto che rimanere in piedi, un altro che è uscito fuori dall'albergo poco prima per togliere il ghiaccio dalla macchina, un dipendente che è entrato in uno stanzino chiuso e la valanga non l'ha neanche sentita e se ne è reso conto solo quando è riuscito a uscire dal cumulo di neve che si era formato. Ospiti che hanno rimandato il soggiorno a quella precisa data perché impegnati sul lavoro. Ospiti che hanno deciso all'ultimo momento di andare, senza neanche troppa convinzione, incoraggiati da qualche parente, o che al contrario hanno rinunciato all'ultimo momento. L'offerta del gestore dell'albergo di offrire un'ulteriore notte (quella che precede il giorno fatale) gratuitamente, visti i disagi causati dalla nevicata incessante. La decisione presa ad un certo punto (prima del disastro) di riunire tutti gli ospiti nella hall dell'albergo con le valige pronte in attesa degli spalaneve che avrebbero consentito di ripartire, facendo evacuare gli ambienti della spa che poi sono stati gli unici a rimanere praticamente intatti. E così via.

Le coincidenze lasciano sempre turbati, fanno sempre pensare al destino che accompagna ciascuno di noi nella vita, che ci ha dato appuntamento da sempre, qualcosa che è scritto, che ci aspetta inesorabilmente e che non possiamo evitare, sensazioni che ci rimandano alla nota canzone di Roberto Vecchioni (Samarcanda) o a racconti analoghi. Ma si tratta di eventi, che noi però pesiamo sulla base delle loro conseguenze. Siamo noi che proiettiamo significati sugli eventi naturali, siamo noi a selezionarli e a dare loro un significato. Tantissimi altri eventi ci passano davanti agli occhi senza nessuna conseguenza importante per noi e quindi non esistono, non fanno parte del gioco. Noi diamo un senso antropocentrico agli eventi del mondo.

NOTA: ho già scritto sul concetto di destino https://rodolfotrippetti.blogspot.com/2011/04/sul-concetto-di-destino.html