martedì 24 agosto 2021

La ricerca 'contro'

Ci sono delle espressioni che per quanto innocue denunciano secondo me una certa carenza di cultura scientifica, al solito. Non che non sia opportuno usarle e che non se ne capisca il senso, ma nelle loro pieghe rivelano elementi significativi. Una di queste, usatissima, è "la ricerca contro il cancro" (ne esiste una simile per ciascuna malattia grave), dove ovviamente si intende "la ricerca scientifica contro il cancro". Non so se l'omissione del termine "scientifica" migliori o peggiori la situazione. Il vocabolo che suona male è "contro". Se si parla di ricerca scientifica vedo difficile che questa possa essere pensata contro qualcosa, in particolare contro l'oggetto che deve cercare di capire. Trasformare la ricerca scientifica nella metafora di una battaglia epica contro un nemico non le rende ragione, anzi, deforma i significati sia del soggetto che dell'oggetto. Il cancro non è un nemico dell'uomo, è semplicemente un aspetto intimo della sua natura di essere vivente. Forse sarebbe bene sottolineare che la prima causa nota del cancro è il caso. Sotto questa luce l'espressione "sconfiggere il cancro", come se fosse qualche entità che ce l'ha con noi, benché efficacie dal punto di vista letterario, mi sembra impropria dal punto di vista scientifico. Anche perché dà alla scienza un obiettivo specifico che, come si sa, non è il modo migliore per farla avanzare. E anche sul piano filosofico, sebbene mi renda conto che questa cosa sia discutibile, non mi piace molto l'immagine che restituisce del rapporto tra l'uomo e la natura.

Ce ne sono di espressioni da cui fa capolino un modo più o meno sbagliato di collocare (o meglio, non-collocare) la scienza nella cultura, ogni tanto se ne sente una. Recentemente stavo seguendo un'intervista ad un noto attore di teatro, il quale con una certa enfasi diceva: "la scienza è importantissima ..." (sgrana gli occhi) "... però la scienza senza cultura ..." (storce la bocca). Quindi la scienza di per sé non sarebbe cultura? Forse gli scienziati non avrebbero neppure l'onere di questo problema. Starebbe a qualcun altro, a qualche altro tipo di riflessione, portare la scienza all'interno della cultura umana. Chissà che diavolo di retropensiero c'è dietro. Il punto forse è sempre lo stesso, la percezione della scienza come di un'attività a sé stante, un fatto tecnico estremamente complesso e inavvicinabile, e per questo isolato. Il ruolo culturale dello scienziato è quello di spiegarci "tecnicamente" come funziona il mondo (ce lo spiega ma tanto poi non lo capiamo) oppure quello di presentarci delle soluzioni pratiche uscite fuori da chissà dove, ad esempio un farmaco che sconfigge il cancro. In quest'ultimo caso stiamo in realtà parlando di tecnologia, ma il legame tra innovazione tecnologica e ricerca scientifica rimane del tutto oscuro. Così come il loro intimo legame con la storia culturale dell'umanità. E' un aspetto preoccupante, secondo me, io almeno lo percepisco come tale. Che succederà di una cosa che diventa sempre più essenziale nel determinare la vita dell'uomo e sempre meno presente nella cultura e nei valori del cittadino medio?


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