domenica 4 luglio 2021

Preferisco il gatto

Il cosiddetto amore per gli animali non può essere un sentimento universale su cui costruire una mentalità ecologista. Così come non può esserlo l'amore per l'umanità (per tutti gli uomini). In generale è proprio il sentimento di amore a non avere mai un carattere di universalità. L'amore è un sentimento che si rivolge a degli individui specifici, persone o animali che siano, non ha molta importanza . Si amano alcune persone, non l'umanità. Si amano alcuni animali, non tutti gli animali. Chiunque nutre sentimenti di amore per una ristrettissima cerchia di individui con cui condivide una parte della sua esistenza.

Un sentimento che trovo ben più universale e utile alla società è quello del rispetto per qualunque individuo e in generale per qualunque forma di vita (in varia misura e con ovvie priorità). Un sentimento ben più concreto e ben più ecologista, che ha un senso, anche se declinato necessariamente in modi diversi, sia per l'individuo (della tua stessa specie o di specie diversa) che ti vive accanto, sia per l'individuo mai incontrato o che non avrai mai la possibilità di incontrare, con cui non avrai mai la possibilità di convivere, ma semplicemente di coabitare.

Il cane e il gatto sono i due più importanti animali domestici che convivono con l'uomo. Entrambi sono individui che possono essere amati. In fin dei conti non ce ne sono molti di più che possano essere amati in senso proprio dall'uomo. A parte qualche eccezione (effettivamente ce ne sono) è solo con loro che il livello stretto di convivenza consente di poter far parlare di un rapporto affettivo vero e proprio. Tra i due però credo che il rapporto con il gatto educhi di più al senso del rispetto, e per questo lo preferisco. L'indipendenza del felino, il suo mai del tutto sopito istinto di predatore, il suo bisogno di trovare sempre spazi personali, sottraggono al "padrone" (è anche più difficile usare questo termine con i gatti) quel rapporto di potere (appunto di tipo padrone-gregario) che si nota spesso con i cani, basta pensare al guinzaglio. E' forse una conseguenza della storia evolutiva del nostro rapporto con il cane, costruito nei millenni per avere un fedele compagno di lavoro. La mia sensazione è che il rapporto con il gatto sia più caratterizzato dal bisogno di rispettarlo e meno di possederlo e gestirlo in tutti i suoi comportamenti. E' basato un po' di più sull'accettazione dell'imprevedibilità dei suoi comportamenti.

Il discorso ha dei limiti precisi, vista la necessità quasi obbligata di castrarlo al fine di confinarlo nel suo spettro dei comportamenti che farebbero certo parte della sua natura ma che risulterebbero troppo poco controllabili.

Tanti anni fa abbiamo avuto in famiglia un gatto. Ricordo proprio questo senso di coabitazione e di rispetto reciproco. Conviveva con noi facendo più o meno cio' che voleva, si allontanava e tornava più o meno quando voleva, seguendo i suoi istinti. Non era castrato e visse con noi ben poco. Probabilmente pagò questa sua indipendenza. Era libero.

NOTA: Che poi il cane in un certo senso è un animale in pensione. Per migliaia di anni ci ha aiutati nella pastorizia, nella caccia, nella difesa delle nostre proprietà, ma adesso tutto questo non ci serve più e il cane si è trasformato sostanzialmente in un animale da compagnia pur rimanendo con quegli istinti che noi abbiamo per tanto tempo utilizzato e contribuito a sviluppare. Ora ci ritroviamo con animali che hanno bisogno a buon diritto di esercitare questi istinti che non solo ci sono inutili ma che spesso ci risultano pure un po' scomodi, ci provocano una serie di possibili disagi e piccole difficoltà (muoversi e correre su ampi spazi, forte territorialità, aggressività innata verso estranei, ecc.), tanto è vero che è nata l'esigenza, almeno per alcuni di essi, di essere "educati" da specialisti. Poi per il resto (come d'altra parte i gatti) sono diventati anche loro dei forti consumatori della nostra sempre più ampia offerta di merci. Dei target di mercato, come noi.

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