venerdì 25 dicembre 2020

Natale in casa Cupiello

Un paio di settimane fa con l'avvicinarsi del Natale mi è tornata in mente la bellissima commedia di Eduardo che tra la fine degli anni settanta e l'inizio degli anni ottanta la Rai mandava in onda sistematicamente ogni anno. Si trattava di una registrazione fatta proprio dalla Rai nel 1977, interpretata da un cast eccezionale (Eduardo De Filippo, Pupella Maggio, Luca De Filippo, Gino Maringola, Lina Sastri, Marina Confalone), e che appartiene ai ricordi della mia infanzia. In quegli anni era talmente scontata la messa in onda di questa commedia che da allora praticamente ad ogni Natale mi torna in mente.

Quest'anno però, con l'aiuto del servizio di streaming on line della Rai me lo sono andato a cercare per rivederlo e tra l'altro ho anche scoperto che di edizioni televisive di questa commedia ne esistono addirittura due, quella che ricordo io a colori e una precedente, del 1962, in bianco e nero.

Natale in casa Cupiello è un vero capolavoro, sia il testo teatrale in sè che l'interpretazione che ho visto tante volte grazie a questa famosa registrazione. Racconta tutto quello che c'è di buono e di cattivo in una famiglia che si riunisce in quella che da sempre è in un certo senso proprio la sua festa. Un ritratto universale della famiglia, delle sue incomunicabilità, della sua retorica, delle sue verità nascoste, dei suoi dolori e insieme dei suoi grandi legami di affetto viscerali. Un monumento.

Certo, l'interpretazione è talmente caratteristica e con un livello di recitazione così alto che è difficile separarla dal testo teatrale. Non viene neanche da pensare che possa essere reinterpretato in altro modo. Non mi è venuta neanche la curiosità di andare a vedere l'altra interpretazione, sempre di Eduardo, del 1962. Un fenomeno di "cristallizzazione" dell'evento artistico consentito ormai da tempo dalle tecniche di registrazione. Se non avessimo avuto la possibilità di registrare quella e altre commedie di Eduardo avremmo perso un grande patrimonio artistico, che molti altri in futuro potranno apprezzare. Testimonianze artistiche da conservare come si è sempre fatto.

Ma qualche giorno fa su raiplay è comparso (massicciamente pubblicizzato) un nuovo adattamento televisivo della commedia di Eduardo, questa volta non una recitazione in presa diretta ma registrata e montata quasi come un film, con tanto di colonna sonora originale (Enzo Avitabile). La regia è di Edoardo De Angelis e il cast comprende Sergio Castellitto, Marina Confalone, Adriano Pantaleo, Tony Laudadio, Pina Turco, Alessio Lapice, Antonio Milo.

Il fenomeno di cristallizzazione di cui parlavo prima si fa sentire subito alla prima reazione istintiva. L'unico vero "Natale in casa Cupiello" è quello di Eduardo, tentare una diversa interpretazione è quantomeno discutibile, se non peggio. L'effetto "mostro sacro" induce immediatamente il pregiudizio. Ho notato che sui social lo spettro degli atteggiamenti era più o meno sempre condizionato in tal senso. Prevedibile. E banale.

Fatto sta che il nuovo adattamento televisivo è bello, fatto bene, la messa in scena in modo diverso e non inutile di un grande testo teatrale. E questo mi ha fatto riflettere un pochino sull'arte. Almeno su alcune forme d'arte, quelle per cui ha senso il concetto di "interpretazione", di interazione diretta col pubblico, che può sfociare anche in momenti irripetibili di improvvisazione. L'arte che ha un "tempo di esecuzione". Parlo del teatro e della musica (includendo anche la danza). Non credo che il cinema sia da annoverare tra queste forme d'arte, sebbene anche dei film si possano fare i cosiddetti "remake", ma non mi sembra che questa sia una caratteristica così importante dell'arte cinematografica.

Un testo teatrale può e deve essere reinterpretato continuamente, credo che sia nella natura di questa forma d'arte. Andare in scena è la normalità. Tra l'altro è proprio il valore di un testo che lo predispone a tante diverse interpretazioni. Inoltre il testo può essere riadattato, rielaborato, integrato usando anche l'arte dell'improvvisazione. Perchè no? Lo stesso vale per la musica scritta. Credo che le tecnologie di registrazione, sebbene abbiano dato la grande possibilità di produrre documenti artistici duraturi, abbiano anche un po' indebolito questa concezione "viva" e "fisica" delle arti da palcoscenico. Davvero non ha senso fruire il teatro e la musica solo attraverso le registrazioni, per quando famose e di grande valore. Si perdono pezzi essenziali di queste forme d'arte. Si finisce forse per non capirle.


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