sabato 2 maggio 2020

Primomaggio

Ieri mattina mio figlio mi faceva notare come il silenzio di queste giornate di quarantena permetteva di ascoltare i canti degli uccelli, insolitamente presenti in sottofondo, tanti e vari. Ci domandavamo quante specie fossero a cantare insieme.

La quarantena ci ha costretti in molti a cambiare abitudini di lavoro (per chi riesce ancora a lavorare) in modo drastico e certamente in molti casi problematico e magari poco efficiente. Il cosiddetto "smart working" nella maggior parte dei casi non si può certo organizzare dall'oggi al domani in risposta ad un'emergenza sanitaria come questa senza conseguenze più o meno gravi sulla produzione (e dunque sugli stipendi). Però non può essere giudicato negativamente per questo. Dovrebbe invece sollevare un dibattito serio nella nostra classe dirigente.

Perché è innegabile che nel futuro il modello di sviluppo, e con lui anche i modelli di produzione e dunque di lavoro, dovranno cambiare. Il lavoro è un valore fondamentale, permette l'indipendenza economica delle persone, la loro libertà, il loro benessere. Quindi permette il benessere sociale e tutto quello che ne consegue. Ma è innegabile che, per come lo concepiamo oggi, ha un impatto ambientale che può essere, soprattutto nelle aree ad alta concentrazione di popolazione, di una certa gravità. La mobilità giornaliera che comporta, estesa a grandi masse di lavoratori, è una forma seria di inquinamento, che provoca traffico, stress, problemi di qualità dell'aria, consumi energetici, tempo di vita impiegato male.

Per il lavoro e per molte altre attività umane, così come le abbiamo sempre concepite, dovremo porci sempre più da qui in avanti il problema del loro impatto ambientale, e non per salvare una "natura incontaminata" (poverina, quanto soffre), ma per salvare noi stessi. Il dramma della quarantena che stiamo vivendo per una complicata epidemia virale di portata planetaria, e tutte le conseguenze che provocherà in termini di problemi economici e ulteriori squilibri sociali (come se già non ce ne fossero abbastanza) è solo uno dei possibili fatti che ci dice che stiamo progressivamente perdendo il controllo dell'habitat naturale che ci ospita in questo pianeta.

Ieri ad esser sinceri non ho festeggiato come si doveva il primo maggio, perchè dovevo necessariamente finire un lavoro utilizzando delle risorse in rete disponibili solo fino a ieri. Però diciamo che l'ho festeggiato oggi, non lavorando ed augurandomi che nel futuro, con i tempi necessari ad una trasformazione simile, i lavoratori (almeno sempre più categorie di lavoratori) possano gestirsi il tempo del proprio lavoro con sempre maggiore libertà e autonomia, mantenendo tutti i diritti già acquisiti. Credo sia la prossima importante conquista da fare nel mondo del lavoro.

Buon Primo Maggio a tutti quelli che passeranno di qui.

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