Diciamola bene, non trattare il rischio sismico in zone dove questo rischio è molto alto è una mancanza di cultura tecnologica. Benchè scienza e tecnologia siano discipline in costante comunicazione tra loro, si possono distinguere. Lo studio dei terremoti, delle loro cause, della loro prevedibilità o imprevedibilità, dei loro effetti sull'orografia, attiene alla scienza; lo studio dei rischi di sicurezza collegati agli effetti del terremoto sulle abitazioni civili e la loro mitigazione o eliminazione attiene alla tecnologia. Non è una separazione così oziosa, non serve a dire chi si occupa di cose importanti e chi no, serve a fare chiarezza sui vari ambiti di una conoscenza complessiva. Conoscere tutti gli elementi possibili di un fenomeno naturale come il terremoto aiuta a sviluppare piani tecnologici antisismici, che però coinvolgono parecchi altri saperi. La tecnologia quasi sempre fa convergere in modo necessario una serie di saperi eterogenei, questo è probabilmente il suo principale motivo di fascino e la sua intrinseca complessità.
Probabilmente siamo ormai avvezzi a chiamare sempre in causa la nostra ignoranza scientifica, lo facciamo in varie occasioni a sproposito. Forse è anche una semplificazione del linguaggio giornalistico. Magari dietro c'è il fatto che siamo convinti che la cultura tecnologica sia ormai solo quella digitale e che questa si misuri semplicemente dal numero dei dispositivi elettronici che compriamo. Banalizziamo tutto.
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