domenica 7 febbraio 2010

Le "cose buone" del Fascismo

Ogni tanto, e con una certa frequenza, sbuca qualcuno che sostiene che il Fascismo in Italia abbia fatto delle cose buone. E sulla scia di questa considerazione ci si spinge anche a dire (o si lascia intendere) che tutto sommato il Fascismo è stato un buon modo di governare l'Italia (forse tuttora auspicabile?) almeno nel periodo che va dal 1922, anno del suo insediamento, al 1938, anno in cui vennero promulgate le leggi razziali in conseguenza dell'alleanza sempre più stretta e compromettente con il Nazismo di Hitler. Al di là di questa data il fascismo sembra diventare improvvisamente un'altra cosa. Gli eventi successivi sono talmente catastrofici che sembra assodato che il fascismo da un certo punto in poi abbia fatto scelte del tutto sbagliate (ma se non le avesse fatte?).

Esempi di questo modo di leggere e giudicare il Fascismo si trovano piuttosto facilmente su internet.

Il concetto è sempre lo stesso, trito e ritrito, sentito tantissime volte nelle più svariate circostanze e di cui sembra proprio che non ci si riesca a liberare. Per di più è anche piuttosto banale, e la risposta da dare in fondo lo è altrettanto: è ovvio che il fascismo ha fatto cose buone, o giudicabili buone dalla maggioranza dei cittadini, altrimenti non sarebbe sopravvissuto stabilmente così a lungo. Ma pur non conoscendo bene la loro storia io sono sicuro che anche Saddam Hussein ha fatto cose buone, e Pinochet, e Francisco Franco, e Stalin (almeno agli occhi dei loro cittadini). Una dittatura, per quanto si tratti di un regime imposto per definizione, ha sempre il problema di costruire consenso. Inoltre il dittatore può avere intelligenza politica e riformare una società in un modo che spesso può essere in parte o in tutto condivisibile (si pensi ai sovrani illuminati della storia).

Quindi ammettiamo tranquillamente che il fascismo ha fatto cose buone. Su quali e quante magari ci si potrebbe discutere molto, e forse sarebbe un ottimo studio storico, ancorchè difficile da fare. Ma il punto è evidentemente un altro, cruciale secondo me, e stranamente portato in secondo piano: la cornice di tutti questi "buoni provvedimenti" è una dittatura, ovvero una forma di governo dello Stato non-democratica, dove tutto il potere è fortemente accentrato in pochissime persone (al limite una sola) e dove non esiste nessuna forma di controllo del potere stesso, nessun bilanciamento, nessun contropotere ufficialmente accettato. E dove soprattutto non viene garantito a nessuno il fondamentale diritto alla libertà. Per rimarcare questo sbilanciamento di valori cito sempre una frase che ho sentito da Sandro Pertini, sintetica e precisa: "La peggiore democrazia è preferibile alla migliore delle dittature".

Detto ciò, com'è possibile che episodi di revisione del fascismo siano così frequenti e stabilmente presenti in Italia? Questa mi pare una domanda interessante. Vabbè non so rispondere, ma certamente questo dà una misura significativa di quanto i valori democratici siano ancora così poco assimilati da una parte non trascurabile della nostra società. Non c'è niente da fare, se io metto davanti le "cose buone" ma dimentico "le modalità" significa che a queste ultime attribuisco un valore largamente secondario (le cose buone le posso fare con ogni mezzo). Se metto davanti "l'efficenza" (una dittatura è certamente sempre più efficiente di qualsiasi democrazia, questo è un concetto contenuto nella definizione) rispetto alla "libertà" è perchè quest'ultima mi appare non così importante.

E qui c'è forse un nodo cruciale dell'intera questione: la libertà non è sempre un valore così sentito. Probabilmente perchè è rischiosa, cioè è un valore tanto grande quanto pericoloso, difficile da gestire, tremendamente destabilizzante. Meglio una società efficente, condotta su binari sicuri e ben definiti (da qualcuno, non importa chi, uno bravo).
A proposito di quest'ultimo aspetto, questa frase mi pare illuminante: "... nulla è mai stato più intollerabile della libertà per l'uomo e per la società umana! Io ti dico che non c'è per l'uomo preoccupazione più tormentosa di quella di trovare qualcuno al quale restituire, al più presto possibile, quel dono della libertà che il disgraziato ha avuto al momento di nascere."
(Fëdor Dostoevskij, I fratelli Karamazof).

1 commento:

Unknown ha detto...

Perchè oggi siamo liberi...
Bella la democrazia, ma oggi siamo in oligarchia purtroppo