martedì 16 giugno 2009

La natura dell'istinto religioso

Ho sempre pensato che l'istinto religioso nell'uomo sia un elemento ancestrale, un atteggiamento con radici profonde, un elemento costitutivo della sua natura, tanto reale e concreto come avere un braccio o una gamba. Quando parlo di istinto religioso o di religiosità intendo il bisogno generale dell'uomo di avere spiegazioni del mondo, un bisogno che può sfociare tipicamente in sistemi di credenze, in religioni, ma che può anche costituire il motore dell'attività filosofica o scientifica. Ho ritrovato considerazioni analoghe a queste in una lettura che feci la prima volta molti anni fa di un famoso saggio di Jaques Monod che ho già citato più volte in questo blog. Il suo ragionamento era interessantissimo per me in quanto non solo sottolineava l'universalità dell'istinto religioso nella specie umana ma tentava di dargli una spiegazione evoluzionistica, cioè di interpretarlo come un prodotto dell'evoluzione umana (appunto come potrebbero esserlo un braccio o una gamba).

Questi sono un paio di stralci da questa lettura:

Per tantissimo tempo il destino di un singolo essere umano si confuse con quello del suo gruppo, della sua tribù, al di fuori della quale gli era impossibile vivere. La tribù, d'altra parte, poteva sopravvivere e difendersi solamente grazie alla sua coesione. La forza soggettiva delle leggi tribali che assicuravano tale coesione assunse nel lungo periodo importanza selettiva e hanno presumibilmente influito sulla evoluzione genetica delle categorie innate del cervello umano. Questa evoluzione non solo doveva agevolare l'accettazione della legge tribale, ma creare anche il bisogno della spiegazione mistica che ne è il fondamento e che le conferisce la sovranità. Noi siamo i discendenti di questi uomini. E' da loro che abbiamo ereditato probabilmente l'esigenza di una spiegazione, l'angoscia che ci costringe a cercare il significato dell'esistenza. Angoscia creatrice di tutti i miti, di tutte le religioni, di tutte le filosofie e della scienza stessa. (Jaques Monod)

L'invenzione dei miti e delle religioni, la costruzione di vasti sistemi filosofici sono il prezzo che l'uomo ha dovuto pagare per sopravvivere in quanto animale sociale senza piegarsi ad un mero automatismo. (Jaques Monod)

Recentemente ho avuto per le mani un saggio, scritto a più mani (Girotto, Pievani, Vallortigara), che riprende proprio questa idea. La religiosità viene vista come una forma di adattamento, più esattamente come un effetto secondario dei processi di adattamento dell'uomo. Per questi autori "il meccanismo evolutivo ha fatto sì che credere nel sovrannaturale sia diventato una parte integrante dei nostri normali processi cognitivi".

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