Sono in una periodo della mia vita in cui ho passato ormai da qualche anno la fase di svezzamento dei figli. Questa fase ovviamente l'ho vissuta insieme a tutta una serie di amicizie e conoscenze che più o meno hanno fatto la mia stessa strada e che ho avuto modo di osservare. C'è stato nel tempo un comportamento che ho messo a fattor comune in un buon numero di persone mie coetanee che mi ha colpito e che vorrei appuntarmi in questo post.
Nella fase "genitoriale iniziale", decisamente la più intensa per la capacità che questo tipo di esperienza ha di cambiarti la vita, ho notato dei comportamenti che ho sempre giudicato esagerati nei confronti dei figli, nella direzione della loro "pucciosità" (termine mutuato da un giornalista che seguo molto nel suo lavoro e che lui utilizza in tutt'altro contesto). Nei confronti del bimbo si sviluppa una sensibilità molto "estetizzante" (comprensibilmente), si esalta non solo la sua indubitabile bellezza ma l'osservazione sistematica di tutte le sue espressioni, le sue "mossettine", i suoi atteggiamenti infantili carichi di tenerezza. Questo nel tempo delle foto facili e dei social è diventato materiale per documentazioni fotografiche infinite, e i bimbi sono spesso diventati "pupazzetti" da vestire e fotografare-filmare in infiniti modi. L'affetto irrazionale porta ad esibire anche cose assolutamente insignificanti, ad esempio i loro disegnini (di cui si riempiono le scrivanie dei genitori-lavoratori, ora molto meno, vista la diffusione dello smart-working), e i genitori si "sbrodolano" in racconti non necessari di episodi "unici" e sentiti infinite volte. Questi atteggiamenti genitoriali secondo me "educano" il genitore, in questa sua prima fase, ad un atteggiamento come ho detto prima estremamente "puccioso" nei confronti dei propri figli che rischia di essere prolungato in maniera impropria anche nelle fasi successive, completamente diverse.
Arriva infatti il momento sacrosanto e affascinante in cui i figli ti mandano a quel paese. Ne sentono la necessità e lo fanno. Questo può creare frizioni in famiglia ma soprattutto sancisce la scomparsa del bimbo puccioso che aveva regalato ai genitori tanto affetto totale e incondizionato. Cosa ho visto succedere in questa fase di transizione in molti miei coetanei? Il sorgere dell'esigenza di farsi un cane, che si rivela ai miei occhi un surrogato estremamente potente di quella pucciosità che è rimasta viva nella memoria dei genitori e di cui rischiano di rimanere orfani. Il cane cristallizza definitivamente la soddisfazione di questa esigenza vita natural durante (almeno la sua, quella del cane). Il cane non ha una fase di indipendenza dal padrone, non ne ha bisogno, e passa la sua esistenza (mi riferisco ovviamente ai nostri attuali cani casalinghi) a fare e ricevere coccole. Questa transizione bimbo puccioso - cane puccioso mi appare come un probabile e piuttosto diffuso step evolutivo del mestiere del genitore. I figli cambiano e lasciano in eredità ai genitori il cane per continuare a soddifare la loro infinita voglia di coccole.