sabato 21 gennaio 2023

Un film su Mandela

Ieri sera ho visto un film di Clint Eastwood su Nelson Mandela. Non mi è sembrato proprio un gran film, Eastwood secondo me ne ha fatti di migliori. Però mi ha colpito il racconto del comportamento di Mandela presidente del Sud Africa, un paese appena uscito dall'apartheid. In poche parole tutto il film girava sulla determinazione di Mandela a voler ricoprire a tutti i costi il ruolo di presidente di tutti, bianchi e neri. Il suo costante impegno nell'essere sempre inclusivo, nel voler riunire tutto il popolo sudafricano in un'unica grande nazione. Determinato a voler avere una visione generale della società che non contrapponesse più differenze inutili e dannose. Uno sforzo titanico per uno che ha subito così tanto da una parte di quella società. Per raccontare questa sua ostinazione Eastwood sceglie un evento sportivo, il campionato mondiale di rugby, ospitato proprio in Sud Africa nel 1995.

Si tratta ovviamente di un fatto realmente accaduto. Il Sud Africa in quell'anno diventa campione del mondo di rugby, all'epoca considerato uno sport per bianchi, seguito solo dagli "afrikaner" e per questo odiato dalla popolazione nera, con una squadra costituita da 25 giocatori bianchi su 26. Mandela riesce a trasformare un evento potenzialmente e pericolosamente divisivo in un'occasione per unificare un popolo fino a quel momento drammaticamente diviso dal razzismo. E per riuscirci si mette apertamente contro la voglia di riscatto espressa a più riprese da molti esponenti della società nera. Combatte contro la voglia comprensibile di ribaltare la società sudafricana e farla pagare finalmente alla minoranza bianca che per tanti anni si era scagliata anche contro di lui. Il suo vero obiettivo era di ritrovare un equilibrio sociale, culturale e politico che rappresentava l'unica vera salvezza per tutti.

Oggi leggevo un articolo che parlava di tecnologia, in particolare di intelligenza artificiale, della sua natura utile e rischiosa nello stesso tempo (come per tutte le tecnologie), dell'esigenza di saperla valutare nelle sue molte implicazioni oltre che di saperla fare. Ad un certo punto leggo questa frase: "... anche il modo di educare le nuove generazioni dovrà cambiare velocemente. Forse lo sforzo per convogliare le giovani generazioni verso le discipline scientifiche o più in generale verso le discipline STEM (Science, Technology, Engineering and Mathematics) dovrebbe essere integrato dallo studio della filosofia e in generale delle discipline umanistiche e sociali". Questa è una cosa che penso sempre più spesso.

Noto con dispiacere che a tutt'oggi molte persone di orientamento culturale umanistico continuano ad essere alieni alle questioni sempre più importanti sollevate dalle innovazioni tecnologiche e contemporaneamente noto con altrettanto dispiacere che le persone che a vario titolo si occupano di tecnologia pensano solo a farla, trascurando troppo spesso l'analisi critica. Non riconoscere alla tecnologia un alto valore culturale da una parte e snobbare l'approccio umanistico e la sua capacità di riflettere sulle cose del mondo dall'altra è quanto di peggio una società possa fare, ora e nel prossimo futuro. Ci vorrebbe uno sforzo di unione culturale che parta prima di tutto da nuovi modelli educativi. Ci vorrebbe un Mandela-pensiero.


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