sabato 22 agosto 2015

Uffa, 'ste famiglie.

Non c'è niente da fare, la famiglia come nucleo sociale rischia sempre di sviluppare delle patologie. Non sto parlando di quelle gravi, che portano al divorzio o a conseguenze ben peggiori, perché direi una cosa purtroppo ovvia. Non so neanche se quello a cui sto pensando sia definibile come una patologia o forse come una fisiologia con potenziali effetti negativi.

Sto pensando a una sorta di cristallizzazione dei rapporti, un po' tra tutti gli elementi della famiglia. Probabilmente è il tempo e il vissuto che porta a questo. E forse anche la vecchiaia dei suoi componenti, sempre meno capaci di rinnovarsi o semplicemente di provare a cambiare qualcosa.

Il risultato è una specie di "rito" nei rapporti interpersonali, probabilmente dovuto ad etichettature che ciascuno costruisce all'interno della famiglia, pregiudizi cronici ma essenziali per il generale "equilibrio" famigliare. Ognuno ha un suo ruolo, ognuno pretende in un certo senso un ruolo dagli altri (positivo o negativo, non ha molta importanza, è questo il bello), quello che consente di renderlo riconoscibile.

Questo determina l'assistere a delle vere e proprie pantomime, il ritorno sempre alle stesse cose fatte allo stesso modo, sempre agli stessi litigi, con le stesse parole, con le stesse modalità, con lo stesso modo di risolverli. Anche agli stessi modi di cercare il divertimento e la tranquillità. Ripeto, probabilmente è più un aspetto fisiologico che patologico, ma è certo che sulle questioni irrisolte può diventare veramente problematico, i rapporti difficili e le incomprensioni possono avvitarsi all'infinito.

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