sabato 21 marzo 2015

Belle parole (e pericolose ideologie)

Lella Costa, attrice di teatro, esponente di una "sinistra colta e intellettuale" (sembrerebbe chiamata a questo ruolo da chi l'ha invitata in trasmissione) dialoga in TV con Matteo Salvini, segretario della Lega e leader emergente della destra sociale. La discussione fa emergere una sinistra idealista contro una destra pratica e pragmatica. Un momento clou è quello in cui l'attrice, sottolineando una matrice culturale comune tra lei e Salvini, recita dei versi di una famosa canzone di Fabrizio De André sui Rom a cui Salvini risponde immediatamente a tono dicendo che tutto ciò sarebbe certamente bello ma che la realtà è purtroppo molto diversa da questa idealizzazione poetica e chiama ad una soluzione pratica ed efficiente.

La sintesi è questa: quelle di Lella Costa, di Fabrizio De Andrè, di tutta una storia culturale italiana che anche Salvini ha praticato e non nega, sono solo "belle parole". Dipingono un mondo che non esiste. Sarebbe bello, dice Salvini, ma non esiste. C'è invece una dura realtà con cui fare subito i conti, da affrontare, per cui bisogna "fare qualcosa".

E' su questo "fare qualcosa" che passa tutta la spietata ideologia di quel tipo di destra che Salvini si appresta ad utilizzare in futuro. E' un'ideologia che abbassa lo sguardo e punta dritta al "risultato". Si spoglia dei "fronzoli" di ragionamenti su un mondo complesso per applicare le solite barbare semplificazioni, che come sempre funzionano e fanno presa sul solito onnipresente cocktail di paura e ignoranza.

Un episodio televisivo indubbiamente istruttivo, sia per constatare la debolezza della cultura italiana, sia per toccare con mano a chi e a cosa questa debolezza lascia il campo.

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