sabato 20 dicembre 2014

L'importanza dell'interpretazione nella musica scritta

La musica scritta per la maggior parte delle persone, anche amanti della musica, purtroppo non ha senso alcuno (dico purtroppo perchè qualunque appassionato farebbe bene a studiarla, almeno un po'). Il senso l'acquista solamente nel momento in cui questa viene suonata da un professionista che sia in grado di farlo. Nasce però contemporaneamente il problema dell'interpretazione legato essenzialmente al fatto che la notazione musicale, per quanto precisa e arricchita di indicazioni, lascia inevitabilmente spazi di autonomia all'esecutore. Non sto parlando di tutta la musica, sto parlando di quella di tradizione occidentale, che da un certo punto in poi della sua storia è diventata, nella prassi esecutiva colta (non quella popolare), l'esecuzione di un testo scritto in precedenza.

Normalmente ci si avvicina a questo problema in maniera un po' forzata e artificiosa, soprattutto perchè occorre una grande pratica di ascolto per acquisire la sensibilità necessaria a distinguere un'esecuzione dall'altra. Sorge normalmente il dubbio abbastanza ovvio e comprensibile: visto che le differenze sono così difficili da cogliere perchè dovrei preoccuparmene? E' veramente un problema importante? Le esecuzioni di un brano possono veramente essere diverse in un modo significativo? Compro un disco e ascolto il brano. C'è bisogno di ascoltare altre registrazioni? C'è bisogno di andare ad un concerto per risentire il pezzo fatto dal vivo da qualcun'altro? Ha senso andare ad un concerto di musica scritta?

C'è un aspetto che mi ha sempre colpito, che ha il vantaggio di essere un dato dell'esperienza di molti ascoltatori di musica (almeno per me lo è stato parecchie volte) e quindi facilmente comprensibile, e che gioca a favore della risposta "si" a tutte le domande fatte sopra. Se si conosce un brano attraverso l'ascolto ripetuto dell'esecuzione del musicista tal dei tali si tende più o meno consapevolmente ad affezionarsi non solo a quel brano ma proprio a quella esecuzione. Non è molto difficile farci caso, e ovviamente è tanto più facile quanto più si ama quel brano e lo si è ascoltato infinite volte attraverso quella registrazione (perchè quella ci è capitato di comprare). Questa secondo me è la prova più evidente che esiste l'elemento "interpretazione" e che questo gioca un ruolo importante nella musica scritta.

Il disco è (o forse ormai è stato) un supporto fondamentale per veicolare la conoscenza della musica ma finisce per cristallizzare in modo irreale la musica stessa, che alla fine è una forma d'arte che si articola in ripetizioni con piccole variazioni. La registrazone (o meglio l'ascolto esclusivo di una particolare registrazione) toglie in parte quel contenuto di variazione che è importante e costitutivo del fenomeno musicale.

Nessun commento: