giovedì 2 gennaio 2014

Sperimentazione animale

L'altro ieri (ultima azione significativa del mio 2013) ho deciso di firmare la petizione di SEL sulla sperimentazione animale. In sostanza si tratta di una presa di posizione a favore del mondo scientifico nei riguardi del modo in cui il Parlamento italiano sta recependo la direttiva UE del Parlamento europeo, risalente al 2010 e "già frutto di un lungo processo di discussione tra associazioni animaliste e ricercatori". La maggior parte dei paesi europei hanno già recepito questa direttiva senza nessuna modifica. Il Parlamento italiano si appresta a farlo con l'introduzione di ulteriori norme più restrittive che, a detta del mondo scientifico, limiterebbe in modo eccessivo l'azione della ricerca.

Dettagli sulla questione si trovano in vari punti su internet e non mi interessa poi così tanto discuterli qui. Quello che più mi impressiona della faccenda lo riporto in questi due punti, facce della stessa medaglia.

1. Nella discussione di una legge del genere a me pare evidente che la politica dovrebbe interpellare il mondo scientifico. Una cosa che, viste le reazioni, non mi sembra sia successa. Introdurre ulteriori elementi restrittivi ad una legge già ampiamente discussa (e che già esprime un punto di equilibrio), sebbene allo scopo di aumentare le garanzie delle cavie animali, che impatto pratico avrà sulla ricerca scientifica? E' lecita la domanda? E' importante farsela? E a chi dovremmo porla per ottenere una risposta sensata? Per quale motivo i politici (o gran parte dei politici) non ritiene necessario avere un rapporto stretto (per questioni del genere e per molte altre) con un settore culturale così importante per il progresso di una società?

2. Una bella fetta di opinione pubblica italiana (a cui la politica è ovviamente molto sensibile) ha evidentemente una cultura scientifica così scarsa che non riesce proprio a valutare l'importanza vitale della ricerca scientifica, neanche quella in ambito medico, che pure dovrebbe essere la più facile da riconoscere. Probabilmente per molti italiani è estremamente difficile valutare le conseguenze che una legge del genere potrebbe avere sul medio-lungo periodo dal punto di vista del saper capire e trattare le patologie dell'uomo. Forse perché non hanno alcuna idea (neanche vaga) dei processi che portano nel tempo a definire terapie di successo o farmaci funzionanti. Proprio non ci hanno mai pensato.

Questa mancanza di comunicazione così evidente tra la società civile e la scienza è alla base di distorsioni macroscopiche nell'interpretazione di fatti evidenti e lascia spazio ad animalismi estremi che non hanno davvero alcun senso. Inoltre a me pare del tutto schizofrenica una società che usa quotidianamente tutte le conquiste scientifiche e tecnologiche degli ultimi secoli (ed in maniera sempre più ingorda, sempre più gonfiata dal consumismo) senza sapere assolutamente da dove vengono e quindi alla fine senza saperne riconoscere il valore.

Nota: il cosiddetto metodo stamina è un altro episodio istruttivo in tal senso. Una "cosa" che non è stata mai descritta da nessuna pubblicazione scientifica viene improvvisamente presentata come una terapia e sottoposta ad una "sperimentazione" (con ingenti finanziamenti pubblici) per poi scoprire che non si sa neanche cosa sperimentare dal momento che non si sa di che cosa si sta parlando! Con controversie risolte dal TAR anzichè discusse negli ambienti scientifici appropriati. Il tutto giustificato da buona parte dell'opinione pubblica con un ragionamento del tutto antiscientifico del tipo "visto che per molte patologie non si sa fare niente di risolutivo tentiamo questo e vediamo cosa succede, non si sa mai ... ho sentito che uno dei pazienti trattati così è un po' migliorato ...". Peraltro si tratterebbe di sperimentazione umana, con buona pace degli animalisti.

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